Spesso i genitori portano domande rispetto alla difficile gestione delle regole quando il figlio o la figlia mostrano comportamenti di rifiuto del limite che gli è stato insegnato e atteggiamenti provocatori nei confronti dell’adulto. Ci si relaziona a volte con bambini che lottano contro ciò che è “inevitabile” (andare a letto, andare a scuola o mettersi a tavola all’ora dei pasti) o sembrano essere in balia di forti emozioni passando dalla rabbia alla contentezza. La difficile gestione di questi aspetti può causare nei genitori un reale senso di impotenza e paura rispetto alla propria presunta inadeguatezza; il rischio maggiore è l’etichettamento di queste fatiche sotto il nome di “bambino difficile” con una sorta di conseguente patologizzazione del comportamento del figlio, quando a volte tali aspetti potrebbero essere del tutto normali in una determinata fase evolutiva o essere il riflesso di eventi (separazione dei genitori, difficoltà relazionali a scuola, pubertà, eccetera) che è necessario affrontare per evitare che perdurino nel tempo.
Negli ultimi vent’anni c’è stata una radicale trasformazione della famiglia: da “autoritaria” ad “affettiva”. Prima era la legge del genitore e comunque del mondo adulto a dominare sui figli, con un sistema di codici e norme cui era necessario attenersi; oggi tanti genitori si trovano, non aderendo più a quel modello, a costruire con i propri figli relazioni spesso paritarie dove si assiste ad una reale inversione di ruoli in cui la “legge del figlio” sembra permeare e condizionare le scelte adulte. Tanto spesso ci si trova “ostaggi” e si crea un vuoto normativo in cui i bambini rischiano di muoversi caoticamente e senza un contenimento che li aiuti a leggere i propri stati emotivi e ad autoregolarsi.
Quando gli insegnanti o i genitori si sentono in difficoltà possono trovare nella relazione di aiuto un utile accompagnamento nella comprensione dei comportamenti del figlio o dell’allievo e delle strategie che come adulti siamo chiamati a mettere in atto.
Il pedagogista può quindi aiutare il genitore e l’insegnante a:
– Capire il significato del problema di comportamento del figlio/alunno.
– Riflettere sulle risonanze interne del genitore di fronte alla provocazione del figlio.
– Trovare strade possibili e riflettere sul senso di impotenza
– Trovare strategie adeguate per affrontare il problema.
– Verificare la strategia utilizzata